L'IA Generativa Sbaglia, Consuma Crediti e Chiede l'Upgrade.
Di Chi è la Colpa?
Fabrizio Mazzeo
6/18/20253 min read


Ci siamo passati tutti. Sei lì, davanti al tuo modello di IA Generativa preferito, che sia ChatGPT, Gemini, Copilot o un altro. Hai un'idea chiara in testa, scrivi la tua richiesta e... la risposta è sbagliata. O imprecisa. O completamente fuori strada.
Pazientemente, riformuli. Provi un'altra angolazione. Niente. L'IA sembra incastrata in un loop di incomprensione. E mentre tu perdi tempo, in sottofondo senti il "ticchettio" dei crediti che si consumano, dei token che volano via, del limite di messaggi che si avvicina. La frustrazione sale, finché non compare lei, la beffa finale: la notifica che ti invita a passare al piano a pagamento superiore per avere "risultati migliori" o "limiti più alti".
Sorge spontanea una domanda che sta diventando un'annosa questione nel mondo del business: la colpa è della tecnologia che non è all'altezza, o siamo noi che non la sappiamo usare, sprecando risorse e cascando nella trappola dell'upselling?
La verità, come spesso accade, sta nel mezzo, ma la responsabilità pende pericolosamente da una parte: la nostra. Vediamo perché.
Parte 1: Il "Peccato Originale" della Piattaforma
Non nascondiamoci: il modello di business di molte piattaforme di IA è studiato a regola d'arte. Offrono un assaggio gratuito o un piano base sufficiente per farci innamorare della potenzialità dello strumento. I limiti di utilizzo non sono solo una necessità tecnica, ma anche una leva di marketing potentissima.
Un utente inefficace, che ha bisogno di 10 tentativi per ottenere un risultato mediocre, consuma risorse molto più in fretta di un utente esperto che arriva al punto in 2 mosse. In un certo senso, la piattaforma trae vantaggio dalla nostra inesperienza. Più sbagliamo, più velocemente raggiungiamo il muro del pagamento. L'upgrade ci viene presentato come la soluzione, quando in realtà rischiamo solo di pagare di più per continuare a commettere gli stessi errori, solo con un limite più alto.
Inoltre, dobbiamo essere consapevoli dei limiti intrinseci della tecnologia. I modelli linguistici non "ragionano" come un essere umano. Non hanno coscienza né comprensione reale. Sono motori statistici potentissimi, addestrati a prevedere la parola successiva più probabile. Questo li porta a commettere errori noti come "allucinazioni", a inventare fatti o a cadere in bias presenti nei dati di addestramento. Pretendere la perfezione è, ad oggi, irrealistico.
Parte 2: L'Errore è a Monte - Il nostro Approccio
Dare la colpa solo alla piattaforma è come incolpare un'auto da Formula 1 perché non riusciamo a guidarla nel traffico cittadino dopo aver preso la patente da un giorno. L'IA Generativa è uno strumento di una potenza inedita, e come ogni strumento avanzato, richiede abilità.
L'errore più grande che commettiamo è trattare l'IA come un oracolo o un dipendente umano a cui basta un cenno per capire tutto. Non lo è. È un esecutore potentissimo ma incredibilmente letterale. La qualità del suo output è direttamente proporzionale alla qualità del nostro input.
È qui che entra in gioco la competenza chiave del futuro (e del presente): il Prompt Engineering. Non si tratta di "saper scrivere", ma di "saper istruire". Contenere gli errori dell'IA non significa correggerla a posteriori, ma prevenirli fornendo istruzioni a prova di malinteso.
Come si fa?
Fornisci Contesto: Non dare mai per scontato che l'IA sappia di cosa stai parlando. Includi informazioni di base, definisci il tuo settore, il tuo obiettivo, il tuo pubblico di riferimento.
Definisci un Ruolo (Persona): Inizia il prompt con "Agisci come un esperto di marketing specializzato in e-commerce B2B..." o "Vesti i panni di un avvocato esperto in diritto d'autore...". Questo calibra il tono, lo stile e il bagaglio di conoscenze dell'IA.
Sii Iper-Specifico sul Formato: Non chiedere "un testo". Chiedi "un articolo per LinkedIn di 500 parole, diviso in 4 paragrafi, con un tono professionale ma coinvolgente, che includa 3 bullet point e una call to action finale".
Itera in Modo Intelligente: Se la risposta è sbagliata, non limitarti a dire "sbagliato, riprova". Spiega cosa è sbagliato e come correggerlo. Esempio: "Questa analisi è troppo generica. Riscrivila concentrandoti solo sui dati finanziari del Q4 e confrontali con quelli del Q3, presentando i risultati in una tabella."
Conclusione: Da Utenti Passivi a Operatori Consapevoli
Quindi, di chi è la colpa? L'IA sbaglia perché è nella sua natura attuale. La piattaforma fa leva su questi errori per vendere abbonamenti più alti perché è il suo modello di business.
Ma la vera responsabilità di contenere gli errori e ottimizzare i costi ricade su di noi. Continuare a usare questi strumenti senza investire un minimo nella formazione e nello sviluppo di una metodologia strategica è un suicidio operativo.
La prossima volta che l'IA vi darà una risposta deludente, fermatevi. Invece di cliccare "rigenera risposta" per l'ennesima volta, chiedetevi: "La mia richiesta era davvero chiara? Ho fornito tutto il contesto necessario? Ho definito il formato e il ruolo? O sto solo sperando che la macchina mi legga nel pensiero?".
La vera rivoluzione non è avere accesso all'IA, ma sviluppare la cultura e le competenze per dialogare con essa in modo efficace. Solo così smetteremo di consumare crediti a vuoto e trasformeremo una potenziale fonte di frustrazione nel più grande alleato della nostra produttività.
E voi? Qual è la vostra esperienza? Avete sviluppato tecniche specifiche per "domare" l'IA e renderla un investimento profittevole anziché un costo? Discutiamone nei commenti.
#IntelligenzaArtificialeGenerativa #PromptEngineering #AIStrategy #ChatGPT #Gemini #DigitalLiteracy #Innovazione #CostiAI #ROI #TechLeadership #BusinessDevelopment
Location
Treviso
Disponibilità
Lun - Ven 9:00-18:00
Sab 9:00-12:30
Contatti


